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«"Voglio soltanto giocare a scacchi" ha detto una volta "non mi importa nient'altro." Però non esistono desideri facili, ambizioni modeste. Le speranze ingannano e le preghiere esaudite sono merce scaduta. Scosse elettriche di confusione e paura, intermittenze, correnti di ansia: il mondo è troppo complicato e in disordine e allora provi a barricarti nel rifugio di un metodo, ti corazzi dentro un'ossessione. Voglio "solo" giocare a scacchi - pensava - voglio vincere, diventare il migliore. Quei diagrammi in bianco e nero, quelle mosse consuete, quelle poche regole. Il resto non esiste, il resto è un'illusione, uno spreco, un imbroglio. Voleva meno anche quando puntava al massimo. Semplificare, togliere, andare dritto al sodo. L'hanno definito in tanti modi - inaffidabile, istrione, buffonesco, geniale, offensivo, paranoico, cattivo, infantile -, ma in verità è stato soprattutto un maestro della rinuncia o un asceta improbabile. Non chiedeva molto. Ridurre al massimo i contatti col mondo, vivere in una bolla mentale, bastare a se stesso. L'ironia è che quasi tutta la sua vita da adulto è l'eterna smentita di questo programma. Strano paradosso. Ti blindi dentro un'ossessione per evitare gli altri e aggirare la Storia e ti ritrovi proprio al centro della scena, sotto gli occhi di tutti.»